Tutti noi conosciamo i mercatini
dell’usato o del riuso, tutti li abbiamo frequentati, talvolta per fare anche
solo una passeggiata. Altre volte abbiamo fatto qualche buon affare, molti
hanno provato l’ebbrezza di fare i commercianti svuotando la cantina o la
soffitta.
Nella nostra provincia, forse molto più che nelle altre province
dell’Emilia Romagna, i mercatini del riuso hanno preso piede, tanto che ogni
settimana si potevano contare almeno due o tre mercatini in vari paesi della
provincia. I mercatini dell’usato servivano per ridurre i rifiuti, per far
ricavare fondi ai Comuni, alle Pro Loco e alle associazioni di volontariato,
servivano per svuotare le cantine ricavando qualche soldo, servivano per
rimpolpare collezioni di oggetti introvabili altrimenti, servivano per comprare
oggetti usati che non ci si sarebbe potuto permettere di comprare nuovi. E poi,
bisogna ammetterlo, servivano a molti per
far quadrare i conti alla fine del mese.
Forse vi state chiedendo perché ne parlo al passato. Perché i politici
della Regione Emilia Romagna hanno deciso che tutto questo deve finire
attraverso la nuova legge regionale sul
commercio che di fatto ucciderà il
settore dei mercatini del riuso.
Cosa prevede la nuova
legge
La nuova legge regionale del 24 maggio 2013 n.4 pubblicata sul Bollettino
Ufficiale della Regione lo scorso 1° luglio prevede che i singoli comuni si
adeguino entro gennaio 2014.
I venditori hobbisti dovranno a quel punto
richiedere al Comune di residenza un tesserino
del costo di 200 euro. Questo tesserino consentirà al venditore di
partecipare a dieci manifestazioni
l’anno per un massimo di due anni in un quinquennio, potrà essere
rilasciato solo un tesserino per nucleo
familiare ed esaurito il numero massimo di mercatino l’unica soluzione per
continuare a vendere sarà prendere la licenza di commercio e aprire la partita
Iva. Il venditore durante il mercatino dovrà tenere sempre esposto il suo
tesserino, che è personale e non cedibile, dovrà consegnare al Comune un elenco completo del materiale in vendita con
i relativi prezzi ed esporre solo un
oggetto con prezzo superiore ai 100 euro. Sarà poi compito dei Comuni
redigere un elenco dei partecipanti a ciascuna manifestazione da inviare
annualmente alla Regione. Chi sarà trovato a trasgredire alla nuova legge rischierà multe dai 250 ai 1.500 euro.
Insomma, il trionfo della burocrazia su quelle che erano delle piccole e gioiose feste popolari che
animavano i centri dei paesi la domenica.
Cosa vogliono
ottenere e cosa otterranno
Tutto ciò avviene con la scusa
della lotta al commercio abusivo,
ossia di tutti coloro che si infiltravano in questi mercatini a vendere oggetti
nuovi, rimanenze di magazzino e di fallimenti senza pagare le tasse, mescolati
alle centinaia di hobbisti e venditori occasionali. La legge è passata con
questo obiettivo, ma nei fatti stanno buttando via l’acqua sporca con il
bambino.
La nuova legge, infatti, introduce
per i venditori che vorranno ancora partecipare a questi mercatini, delle restrizioni così rigide che di fatto
scoraggeranno chiunque si dilettava una volta ogni tanto a passare una
domenica da commerciante improvvisato.
In futuro, chi vorrà vendere
degli oggetti usati trovati in cantina, i propri vecchi giocattoli, le vecchie
collezioni di giornali, o i vestiti smessi dei figli fattisi grandi non penserà
più di allestire una bancarella, ma piuttosto getterà la roba inutile
nell’immondizia, oppure tornerà al vecchio sistema degli annunci economici sui
giornali o sui siti di aste on line.
Chi ci perde e chi ci
guadagna
Chi ci perde con la morte dei
mercatini del riuso? Tutti. I Comuni e
le Pro Loco che vivacizzavano i paesi; i
commercianti dei centri storici che potevano contare ogni tanto su una
domenica di incassi in più; il sistema regionale di smaltimento di rifiuti che
vedrà aumentare gli oggetti in discarica; i
cittadini che si godevano le passeggiate nelle vie centrali dei paesini,
animate e vivaci; i collezionisti di oggetti vintage; coloro che solo in quel
modo potevano permettersi di rinnovare il guardaroba; coloro che racimolavano i
soldi per pagare le bollette vendendo gli oggetti trovati in garage o in
cantina…
E poi, più di tutti ci perdono i politici della Regione Emilia
Romagna perché ci perdono la faccia. Dimostrano infatti di aver perso
completamente il contatto con la gente e ascoltano soltanto le lobby del grosso
commercio, che probabilmente è la vera regia occulta di questa legge
sciagurata.
Chi ha votato questa
legge
Mi sembra opportuno che si sappia
chi ha voluto e votato questa legge in Regione.
Inizialmente una proposta di
legge analoga era stata presentata da Mauro Manfredini (Lega Nord), ma il
relatore della legge approvata è stato Gian
Guido Naldi (Sel-Verdi). La legge è stata approvata a maggioranza dall’Assemblea legislativa con i voti a favore di Pd e Sel-Verdi, i
voti contrari del M5S e di Giovanni Favia (Gruppo misto) e l’astensione di Pdl,
Lega Nord e Udc.
A completezza d’informazione c’è
anche da aggiungere che in molti Comuni della Regione consiglieri, assessori e
sindaci di tutte le forze politiche si stanno attivando perché la legge venga
rivista e modificata.
Se volete esprimere il vostro
dissenso riguardo a questa legge, vi invito a scrivere una email di protesta
(ma dai toni civili) a:
Maurizio Melucci (assessore al turismo e commercio):
assturismo@regione.emilia-romagna.it
Gian Guido Naldi (relatore della legge): gnaldi@regione.emilia-romagna.it